giovedì 31 ottobre 2013

Marmellata radioattiva: chi di Becquerel ferisce, di Becquerel perisce.


La notizia che la marmellata  di mirtilli proveniente dall'Italia sia stata bloccata in Giappone non deve destare stupore o preoccupazione: il governo nipponico ha infatti abbassato, nell'aprile 2012,  la soglia di sicurezza a 100 Bq/kq (ossia 100 decadimenti di cesio al secondo per ogni kg di cibo). Precedentemente erano 500 Bq/kg,  La soglia è ridicolmente bassa (le banane hanno 125 Bq/kg  di potassio 40 che fa male né più né meno come il cesio), le noci del brasile hanno 600 Bq/kg. Anche il corpo umano è radioattivo, emettendo soprattutto raggi gamma di potassio 40.
L'Europa aveva 1250 Bq/kg prima dell'incidente di Fukushima, e dopo ha abbassato   la soglia a 100 Bq/kg per il cibo proveniente dal Giappone e 600 per quello proveniente da altri paesi (valori per cibi non per neonati).
Abbassare i limiti implica dei costi enormi (e nessun beneficio) per il Giappone, a partire durata dei test (che richiedono più tempo per misurare quantità microscopiche di radioattività), quantità di cibo buttato, suicidi tra gli agricoltori che non possono vendere il cibo perchè "irrimediabilmente contaminato" secondo la legge ma con meno radiazione delle sempre citate banane
Dato che il Cesio 137 richiede circa 30 anni per dimezzarsi decadendo, quello di Chernobyl è ancora presente in funghi, piante ed animali dell'est Italia ed est Europa, senza che vi sia alcun pericolo per la salute di europei o giapponesi. Da qui i controlli e l'embargo giapponese. 

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